dimora

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Molte sono le città del nostro Paese che, come scrigni preziosi, custodiscono luoghi inaspettati, spesso arcaici. Luoghi narranti, densi di suggestioni arcane che ancora conservano tra le loro mura la eco di voci lontane, e negli intervalli vuoti di questa eco, tra un richiamo e l’altro, si inserisce la nostra voce, quella della nostra contemporaneità, con la sua urgenza di riflessione, con le sue dissonanze, contraddizioni, i suoi stupori ed e suoi interrogativi, piantati a volte come dardi nel nostro “sentire”.

Il luogo che accoglie la mostra “DIMORA” è la sostruzione di un antico complesso monumentale romano conosciuto come – Casa Sillana – e risalente al primo secolo A.C. È un luogo il cui recupero attento e paziente ci restituisce per intero tutta la sua potenza ed il suo fascino evocativo.

Perché “DIMORA”? La dimora è il luogo nel quale sentiamo di essere protetti, una necessità primaria imprescindibile, è il luogo fisico e non solo, che definisce l’identità, la memoria e le relazioni tra gli esseri. Essa costituisce un ponte tra la dimensione naturale e quella sociale, tra il luogo dell’intimità e quello pubblico. Una riflessione sul significato di “dimora”, sull’ambiente in cui “dimoriamo” appunto, sul suo spazio fisico e temporale, ma anche sul senso dell’essere noi stessi “dimora”,spazio emotivo e mnemonico,e non ultimo sulla dualità della natura umana sempre in bilico tra forza costruttiva e distruttiva, tra capacità di originare armonia e quella di generare orrore e distruzione.

Raffaella Menichetti